Live deepfake: analisi del rischio e mitigazione

Soluzioni e proposte in attesa di una normativa

Live deepfake: analisi del rischio e mitigazione

Soluzioni e proposte in attesa di una normativa

Il deepfake, oltre a porre l’interrogativo sull’ affidabilità dei mezzi digitali attualmente utilizzati per il riconoscimento via webcam, rappresenta una minaccia concreta per i diritti fondamentali dell’uomo attraverso il web, come il diritto di parola e di pensiero, la riservatezza e la libertà di espressione. Con la falsificazione del volto di una persona è possibile attribuirle movimenti e parole non proprie, associarla a contesti e situazioni non reali, nonché ad ideologie politiche e religiose lontanamente condivise dall’ individuo stesso. Chi è stato coinvolto in fenomeni di questo genere non ha mai prestato il proprio consenso o autorizzato all’ utilizzo della propria immagine in alcun modo.

Distinguere tra i contenuti originali e quelli falsificati mediante questa nuova tecnologia risulta molto difficile. Dinanzi ad una minaccia così incombente, come è possibile tutelarsi e reagire?

Innanzitutto, è bene sottolineare che il deepfake è realizzabile solo se si dispone di un certo quantitativo di immagini e/o di registrazioni audio del soggetto in questione, pratica che risulta, peraltro, più facile nel caso di personaggi famosi o più esposti nell’ ambito politico e mediatico. Tuttavia, una startup canadese ha dimostrato come i processi dietro al deepfake siano avanzati al punto da riuscire a sintetizzare e a replicare la voce di una persona con un solo minuto di registrazione dell’originale, rendendo chiunque esposto ad attività di questo tipo, anche perché riconoscere l’autenticità di un messaggio audio può essere controversa per la mancanza di un riscontro visivo.

Per quanto riguarda, invece, i video, sia quelli registrati che trasmessi via streaming, sono indubbiamente presenti maggiori limiti per i contraffattori. Infatti, la qualità della riproduzione è determinata da diversi fattori, inclusi il tipo di immagine e la mole di materiale di cui si dispone. Per questo motivo, spesso, i movimenti del viso non sono sempre ben coordinati, gli occhi (ed il battito di ciglia) tendono a muoversi a scatti (proprio per la ridotta presenza di materiale in cui il soggetto è colto ad occhi chiusi) e la luminosità del volto non si armonizza bene con l’ambiente circostante.

Ma gli algoritmi del deepfake sono in continua evoluzione e la differenza tra un video originale e uno falsificato sta diventando sempre più sottile, tanto che è diventato difficile poter notare immediatamente e ad occhio nudo la differenza.

Per tale ragione, sono state proposte, di recente, alcune soluzioni software volte ad individuare le ‘falle’ nelle zone del volto in cui viene a sovrapporsi l’immagine falsata e che sfruttano i movimenti meno naturali presenti nei video. Tutte queste tecniche necessitano di continui studi e ricerche, poiché sono emersi anche casi in cui sono stati classificati come falsi dei volti reali, pertanto il risultato non è ancora del tutto accettabile.

Un altro aspetto da considerare è come garantire il riconoscimento dell’identità digitale: un’altra pratica che oggi rischia di essere compromessa. Pur non essendo ancora stata validata come proposta, si potrebbe pensare di operare, almeno durante la fase di riconoscimento via web, alcuni movimenti rotatori del volto, di sovrapporre le mani davanti al viso, nonché di spostare la fonte della luce rispetto alla webcam (lampade, torcia, flash telefono…) per mostrare come il viso risulti ancora naturale ed in armonia con l’ambiente circostante.

Insomma, sono diverse le soluzioni pratiche che andrebbero a mitigare in parte questa minaccia, tanto diffusa quanto non ancora disciplinata da specifiche legislazioni e normative, che potrebbero contribuire ad arginare il fenomeno.

Attualmente, infatti, in Italia non è in vigore nessuna legge mirata a limitare la produzione e diffusione dei video, né sono previsti provvedimenti penali o sanzionatori in merito. In California sono state emanate leggi che criminalizzano la manipolazione di video politici e la diffusione di video diffamatori per l’individuo che ne è vittima, ma la risposta legale non è ancora sufficientemente coordinata a livello mondiale e si spera in una maggiore sensibilizzazione su questa tematica così attuale, diffusa e pericolosa.

Sicurezza Informatica Infoteam – Luca Di Nicola

Sicurezza Informatica Infoteam – Cecilia D’Amico